A Strange Lottery

A Strange Lottery
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Riccardo Rebucci

1. EXT. INCROCIO NEL DESERTO – NOTTE Il vento ulula tra i cartelli arrugginiti. La luce illumina solo il cartello in mezzo a un bivio dimenticato. Le strade sono vuote. Un cartello ottagonale, privo di indicazioni, oscilla nel buio tra due strade. CUT TO: 2. INT. SALA DA GIOCO – NOTTE Una sala fumosa, decadente. Al centro, una vasca di vetro ricolma di palline numerate gira cigolando. Ne scende una rotolando. Focus sulla pallina: 8. Il CROUPIER, uomo massiccio in completo di velluto rosso, alza la pallina in alto. CROUPIER (voce rallentata) Numero Otto. Le facce degli astanti sono impassibili. Solo il croupier ride. CUT TO: 3. INT. CAMERA D’ALBERGO – NOTTE LINDA – CYNTHIA fuma lentamente dalla finestra di una camera di albergo, indossa una vestaglia nera di seta. La luce della strada le illumina solo la bocca, rossa. Solleva il telefono e lo porta all’orecchio. Pronuncia con voce roca, una incomprensibile parola spezzata: LINDA Svegliati. Click. Attacca. Il fumo nasconde il suo viso. CUT TO: 4. INT. AUTO – GIORNO – STRADA POLVEROSA La vecchia Mustang avanza lenta su una strada sterrata fuori città. L’auto è sporca, l’interno disordinato. Bottiglie vuote, cartacce, un coltello a serramanico tra i sedili. Dave e Pat sono seduti, masticano un panino nel retro di una stazione di servizio. PAT (Ingozzandosi) Cristo! Questa merda sa proprio di plastica. Cazzo. Fortuna lo abbiamo rubato, pensa a quei coglioni che pagano per mangiare sto schifo. (Pausa, mastica, si gira verso Dave) Allora?



Di che cazzo volevi parlarmi di così urgente stanotte? Mi hai chiamato proprio mentre me la stavo facendo con quello schianto di Trisha. Non potevo stare a perdere il tempo con te, non avevo scelta se non di mandarti all’inferno e chiuderti il telefono in faccia. Devi capirmi. DAVE (Fumando dal finestrino) Sono ritardi come questi che dividono il destino dalla miseria Pat, può darsi che sia già tardi. PAT (confuso) Tardi per cosa? Stai per morire? DAVE Cristo no! Ma forse ero in un altro mondo quando è successo quello che ti sto per raccontare. PAT In che senso? Cosa è successo? DAVE Al casinò…ieri sera… PAT (Scrolla la testa, interrompendo Dave) Casinò? Ieri sera? Cristo Dave! Sei andato anche ieri sera? Cazzo amico, dovresti capire che hai qualcosa che non va, sei diventato un ludopatico del cazzo. Facciamo la fame rubando panini merdosi e tu giochi pure quei due spicci che racimoliamo con le borsette delle vecchie. DAVE (Infastidito) Lascia stare adesso. Non farmi la morale, cazzo Pat, non sei mia madre. Sentivo solo che mi sarebbe girata bene…così mi sono giocato gli ultimi 250… PAT 250!!! (pausa) ma come ti fa il cervello. Siamo fottuti. DAVE Non è il momento Pat. Non è questo ciò di cui dobbiamo parlare. (Pausa) Pat è sconsolato Pat. Credici o no, ma si dice che ieri abbiano fatto jackpot…. PAT (Qui si gira leggermente) Jackpot? DAVE Ieri è cominciata a girare la voce che una donna avrebbe vinto l’intero montepremi.



Tre milioni di dollari. Una sola puntata. Cazzo, hanno detto che si è seduta, non ha esitato un attimo e gioca tutto il suo gruzzolo sull’8. Le palline cominciano a girare, ne scende una lungo il binario tac,tac,tac (imita con il dito il movimento della pallina) cade giù… Bum. Otto. Tre milioni di dollari. Così si dice almeno. PAT (Scettico) E tu credi a ‘ste stronzate? Cazzo se ti sei rincoglionito. Tu quindi mi dici, che gira la voce al casinò, proprio quando io resto a casa, che una “tipa” (mima delle tette con le mani) si sia portata via la gallina dalle uova d’oro? DAVE (Strozza un mezzo sorriso, guarda dritto) Non lo so eh… so che sembra strano a sentirlo detto così, ma credo che una donna così io l’ho vista entrare veramente. (Sognante) Hai presente la tipica persona che sa già tutto? Già pronta a qualsiasi e inevitabile situazione della vita. Sembrava portasse dentro il destino. Sapeva già che quella cosa sarebbe dovuta accadere. PAT (Esausto dalle cazzate di Dave) Cristo Santo, ti sei proprio fottuto il cervello fratello. Guarda fisso Dave negli occhi Dave, te lo dico da amico. Fatti vedere da qualcuno, ti giuro che trovo i soldi per pagarti il miglior psichiatra che ci sia in tutto lo Stato. Ma pensaci veramente, ché mi spaventi. Dimentica il jackpot, torna sulla terra, abbiamo cazzi più grossi a cui pensare adesso. DAVE Non mi credi vero? PAT No amico, mi dispiace. Sai cosa sento io?




Sento solo i crampi allo stomaco e la voglia di strapparmi le palle ogni giorno in cui devo ridurmi a rubare due panini da questo schifo di supermercato per sfamarmi. (Pausa) Tre milioni… questa si fa tre milioni… E io sto mangiando cartone al formaggio mentre il mio destino fa pompini a qualcun’altro. Dave accende la radio. Solo fruscio. La spegne. Silenzio. Pat tira fuori un altro panino, poi lo rimette giù. PAT (Guardando in basso) E anche se fosse vero… Non faremo mai in tempo a recuperarli prima che quelli vengano a prenderci. DAVE Tu lascia stare quei pezzi di merda. Chiederemo una settimana in più. Ci inventiamo qualcosa. (Pausa) Tre milioni, Pat. Tre milioni. Troviamo la donna, prendiamo l’assegno e cambiamo questa vita. PAT Cresci Dave, basta con queste stronzate. Adesso diamoci una mossa, abbiamo da fare. Lancia il panino fuori dal finestrino dell’auto. Silenzio tra i due. Pat accende un’altra sigaretta e mette in moto l’auto come un vero uomo. Dave guarda in silenzio il vuoto davanti a sé con un’aria tra la disillusione e l’innocenza. La macchina abbandona la stazione di servizio. Una vecchia signora malvestita sta rifornendo un’auto che non c’è. Il proprietario della pompa è vicino a lei, comodo in questa situazione. Il distributore ha una grande insegna al neon, sopra la quale stormi di uccelli tendono a poggiarsi. CUT TO: 5. EXT. STRADA DESERTA – GIORNO Il sole è alto e torrido. L’asfalto vibra per il caldo.



Tra le onde dell’aria calda vediamo arrivare la Mustang di Pat, che scivola lungo una strada secondaria, attraversando un paesaggio arido e polveroso. Rumore di motore e dell’auto che taglia il vento. 6. INT. AUTO – GIORNO Pat e Dave sono in macchina e ancora non parlano. La radio è accesa su una stazione locale. RADIOCRONISTA 1 Sembra che ancora non ci sia un nome da assegnare al vincitore di ieri sera Phil. Pat balza sul sellino e alza il volume della radio DAVE Sarà lei? PAT (Interrompendolo bruscamente) Shhh sta zitto! Fammi ascoltare ché non si capisce un cazzo. RADIOCRONISTA 2 Puoi dirlo forte Guilbert! Mai in vita mia ho visto tanta fortuna in una persona così umile e adesso, lasciami dire, ricca! Testimoni dicono che la donna si chiami … BOOM!!! 7. EXT. STRADA – GIORNO Un’auto sperona da dietro i due ragazzi, spedendoli parzialmente fuori strada. La macchina sgomma sullo sporco e si rimette in carreggiata, inseguita da un piccolo Suv grigio. CUT TO: 8. INT. AUTO – CONTINUO Pat è alla guida e mastica nervosamente un mozzicone di sigaretta. Guarda lo specchietto retrovisore nervosamente un paio di volte. Dave guarda più volte dietro di sé preoccupato. PAT (seccato e agitato) Cazzo. Abbiamo visite. Doveva essere un giorno tranquillo oggi. Cazzo! Pezzi di merda! DAVE (alza lo sguardo verso lo specchietto, guarda Pat teso) Sono loro! Ma non dovevamo ricontattarci fra due giorni? PAT


Porca troia sì, ma questi sono i più grossi figli di puttana del mondo. Sono capaci di tutto Dave. Tieniti forte. Ci sarà da ballare un po’. CUT TO: 9. EST. STRADA – giorno La macchina di Pat comincia ad accelerare lungo la strada, facendo alcuni sorpassi proibiti, ricevendo clacson e insulti. L’auto continua a seguirli senza tregua. Parte, fischiando, un proiettile verso Pat e Dave. Un altro colpo esce dal van, colpisce questa volta lo specchietto. La macchina dietro li sperona e li manda fuoristrada. Pat sterza, la Mustang sbanda, i freni stridono. Si fermano bruscamente in una piazzola sterrata. CUT TO: 10. EXT. AUTO – CONTINUO - giorno Pat e Dave scendono di scatto. L’altra macchina si ferma dietro. Il pilota scende e si avvia verso la portiera posteriore, il copilota esce con la pistola puntata verso Dave e Pat. Il primo ha intanto aperto la portiera posteriore, da cui esce un terzo uomo, vestito con un completo elegante. I tre si avvicinano minacciosamente e circondano i due giovani. UOMO ELEGANTE “CHET” (con tono amichevole, ma minaccioso) Pat e Dave, i miei sfigati preferiti. Ma che piacevole sorpresa trovarvi qui. Come state miei cari amici? Che coincidenza no?! Una giornata meravigliosa, una temperatura stupenda per questa stagione. Volano anche gli uccellini guardate. Ma sapete cosa? Che tutto sarebbe ancora più piacevole se voi aveste i miei soldi. Allora ditemi un po’… Dove sono i miei cazzo di soldi? PAT (finge tranquillità) Ne abbiamo già parlato Chet.


Eravamo d’accordo per vederci tra un paio di giorni...non era così? CHET fa un cenno ai suoi due compagni, che si stringono minacciosi e con un colpo mettono in ginocchio Pat e Dave. Chet si avvicina CHET Facciamo che questi giorni siano già passati. E… (mima un pendolo tra le dita) clock clock! È arrivata l’ora di pagare stronzi. Quindi? Come vogliamo fare? COPILOTA ( ride, sguardo perso nel vuoto) DAVE (calmo, tentando di mediare) Ascoltate, stiamo lavorando a qualcosa di grande. Vi giuro che con un po’ di fiducia potremm... Chet tira un pugno a Dave, secco nel volto. CHET Non mi interessa un cazzo della fiducia o su cosa state lavorando. (Ai due scagnozzi) Voi siete interessati alle avventure dei nostri amici? O anche a voi non frega un cazzo? (Ai due in ginocchio) Volete due giorni? Va benissimo. Allora mi darete un 20% in più, giusto per ripagare la “fiducia”. (Si avvicina al volto di Dave quasi a baciarlo) È il vostro ultimo promemoria. Poi il mio i vostri culetti saranno l’unico modo che avrete per ripagarmi prima di sepellirvi nel deserto. (Lecca il naso di Dave, sputa per terra e poi ride) I due si allontanano seguendo il capo che si dirige alla macchina. Ragazzo che ride fissa di continuo Pat e sorride mentre risale in macchina. I tre risalgono sull’auto e se ne vanno sgommando. Rumore lontano. CUT TO: 11. EST. STRADA – MOMENTI DOPO Pat e Dave restano seduti sull’asfalto. Polvere sulle mani.



Nessuna parola per qualche secondo. PAT (sottovoce) 20% in più. Cazzo Dave, ci ammazzano per davvero DAVE (respiro profondo) Merda merda merda! Dobbiamo muoverci e trovare quei cazzo di soldi. Pat, prendiamo quel jackpot maledetto e chiudiamo qua sta storia. Adesso mettiamoci al lavoro, ci serve racimolare qualcosa per passare queste due giornate. Silenzio. Solo il vento. PAT Basta con questo cazzo di Jackpot Dave! Non c’è nessun jackpot! È una voce, un’idea di cui nemmeno sei certo cazzo. Guardaci, due stronzi in mezzo al nulla con un debito ancora più alto. Cosa pensi che faremo? Dimenticati la storia della lotteria e torna nel mondo reale. Adesso tiriamoci via da qua e prepariamoci, dobbiamo cercare di pararci il culo il prima possibile. 11. INT.GARAGE PAT- DAVE – NOTTE PAT Allora, la vecchia abita da sola, la casa ha due ingressi: una porta sulla strada e una porta sul retro. Tutte le villette del quartiere sono state costruite dallo zio di Jeffrey. Bob, quello schifoso ubriacone non faceva altro che parlarci di queste case. Ti ricordi? Gli ingressi, le finestre, i litri di cemento, le tegole, le orge che ci faceva dentro e tutte quelle stronzate che a detta sua lo hanno portato in pensione a 60 anni con la sifilide e un bel gruzzolo. Quindi è tutto qua, non dovrebbero esserci imprevisti stasera: entriamo dal retro, cerchiamo la cassaforte al pianoterra, prendiamo quello che c’è e fuggiamo. Dave resta in silenzio e fa un lieve cenno PAT

Ascolta Dave, non volevo offenderti con il discorso di oggi, sono solo preoccupato. Non possiamo vivere con la speranza di una cosa che non c’è. Dobbiamo solamente fidarci di quello che abbiamo. Ci stiamo giocando la vita. Solo con la testa ce la possiamo fare. Pace? DAVE Pace. PAT Lo sapevo che sei il migliore. Adesso vieni qua, è giunto il momento di farci un regalo in questa giornata del cazzo e darci la giusta carica per il colpo. Pat tira fuori dal giubbino un piccolo sacchetto di plastica con della cocaina, ne tira fuori un po’, e la stende su una di quelle cartacce che ha in macchina. Guarda sorridendo Dave. Alza il pezzo di carta come un calice da brindisi e comincia a pippare. Dave si fa passare la droga da Pat e fa tutto in silenzio, senza far passare emozioni. Ha uno sguardo ancora assente. 13. EXT. STRADA DESERTA – NOTTE La Mustang nera sull'asfalto. Pat attraverso lo specchietto rotto al volante. Accanto a lui, DAVE. PAT (Agitato euforicamente) UUUUUUU Partiamo, sentila come canta, Dave!! (ride, sgasa sgommando sulla strada) DAVE Piantala Pat. Non farmi morire come un idiota cazzo. PAT Non moriremo Dave, prima ci prendiamo il jackpot. Fanculo Chet!! Pat ride più forte. La Mustang romba nel buio. 14. EXT. GIARDINO – NOTTE Una casa isolata avvolta dal buio. Una finestra illuminata di giallo tenue. Foglie mosse dal vento. Nessun suono. Pat e Dave camminano rasentando il muro. Non parlano.




Si sentono solo i respiri affannosi. Spingono piano la porta sul retro. È socchiusa. Entra una lama di luce. 15. INT. CUCINA – CONTINUO Una cucina silenziosa. Tutto ordinato. Tovaglia di plastica, foto incorniciate, centrini. Una vecchia radio spenta. Sul tavolo un cesto di frutta. I due si muovono in punta di piedi. Aprono cassetti, tastano dentro le credenze. Dave prende un barattolo con dei contanti. Pat stacca un quadretto dalla parete. Trova la cassaforte. 16. INT. CAMERA DA LETTO VECCHIETTA - notte Una signora anziana sta dormendo nel suo grande letto, seduto su una poltrona davanti al letto il suo uomo, anche lui dorme. Sentendo i rumori la vecchia signora apre gli occhi, si alza a fatica, mette lentamente la vestaglia e si appoggia a un bastone intenta a uscire dalla stanza. Guarda il marito, lo raggiunge lentamente, ma questo continua a russare e dormire. Lei lo scuote più volte, ma non si sveglia. 17. INT. SOGGIORO – CONTINUO Sopra il caminetto: foto di famiglia con dei bambini, foto di una giovane ragazza laureata in una cornice. Mentre Pat cerca di aprire la cassaforte Dave guarda le foto inquieto. Poi rumore secco. CRACK! Una bastonata colpisce Dave alla schiena. Urla. Cade per terra, portando giù una sedia VECCHIETTA (fuori campo) Viaaaaaaa!!! Via da casa mia!! Pat si gira. La vecchia lo colpisce con un colpo secco sulla spalla. Continua a urlare e lo spintona, nel trambusto i due la lanciano contro un tavolo, cade una lampada.



La vecchia picchia contro il pavimento. La colluttazione è confusa, claustrofobica. Resta solo la luce della cucina. Si sentono le voci dei vicini, luci che si accendono fuori. DAVE Andiamo! Dobbiamo andare via cazzo! Cosa aspetti?! Pat cerca di liberarsi della signora aggrappata alle sue caviglie PAT Aspetta che questa vecchiaccia non molla! La vecchia cerca di rialzarsi. Pat la guarda, con rabbia le allontana con un calcio il braccio che gli stringeva le caviglie. Prende il bastone. Colpisce con forza in faccia. La fronte si apre. Il sangue schizza sulla foto che è caduta vicino a lei dal tavolino. Lei cade di lato immobile. DAVE Che cazzo hai combinato…andiamo via forza. Pat lancia il bastone addosso alla vecchia stesa immobile per terra. Escono dalla casa correndo con il bottino nelle mani. 18. EXT. GIARDINO – CONTINUO Si chiude la porta dietro di loro. Silenzio. Il vento soffia forte tra i rami. Si fiondano dentro la macchina e fuggono all’impazzata con il malloppo tra le mani. 19. INT. SOGGIORNO – SUBITO DOPO La vecchietta è distesa a terra. Si dimena e si lamenta al suolo in preda al panico. Il volto è totalmente insanguinato. La fronte aperta, guarda la foto con i nipotini accanto a lei, si avvicina strisciando. La prende, piange disperata, poi comincia a ridere. Piano, poi più forte, sempre più forte. Una risata che non appartiene più a un corpo umano.


Da una porta scura infondo al corridoio vediamo uscire lentamente e poi avvicinarsi un vecchietto in vestaglia. Cammina fino al salotto silenziosamente tra le risate della donna. Silenzioso, si inginocchia con fatica davanti a lei. Guarda la donna, lei lo guarda, e comincia a ridere anche lui. Entrambi ridono. Il sangue sulle labbra, sui denti. La risata si fonde. Si alza. Entrambi si voltano verso la mdp. Continuano a ridere. 20. INT. DINER – TAVOLO – CONTINUO Una tavola calda ai margini della città. Luci al neon, pareti in plastica beige, bancone unto. Poche persone. Una cameriera serve caffè. Pat e Dave sono seduti a un tavolo vicino alla finestra. Sul tavolo: due caffè, una birra aperta, due piatti con uova strapazzate e pancetta. Giornali spiegazzati ancora chiusi e una borsa con delle banconote. Pat conta. PAT (Guardando il piatto con disprezzo) Tutto sto casino per 500 fottutissimi dollari. E per non farsi mancare niente, la ricompensa che ci spetta, sono queste uova marce. Tanto valeva tenere quei panini che avevamo in macchina e risparmiarci sti due soldi. La prossima volta andiamo dove dico io. DAVE (Girando con la forchetta a vuoto nel piatto) Come fai a pensare a questo…La sua faccia Pat…quando l’hai colpita…non era necessario… PAT Al diavolo la sua faccia Dave, solo 500 dollari per farci quasi ammazzare da una nonnetta. DAVE Come se contasse solo quello Cristo Santo. Forse sarebbe stato anche meglio. PAT (sospira) Hai ragione, se vivere è questo, poteva anche farci fuori.



Ma Ehi, non preoccuparti, aspetta due giorni e quei maledetti ci mettono sotto terra. Quindi perché farci una morale in questi ultimi sporchi giorni? (Tira su la birra, brinda) Alla nostra miseria, alla troia della nonna, alla tua compagnia deprimente e alla nostra fine. (Beve) Silenzio. Dave prende un giornale dal sedile vicino. Comincia a sfogliarlo con lentezza. PAT Ti metti pure a leggere adesso? Dave non risponde. Sfoglia, fino a una pagina interna. Si blocca. Fissa il titolo “ Vincita record: aggiudicati 3 milioni di dollari alla sala da gioco.” DAVE Pat PAT (Guardando distratto) Cosa? DAVE (Passa il giornale) Guarda qua. Pat legge a bassa voce, poi alza lentamente lo sguardo verso Dave. Comincia a sorridere. Un sorriso maligno, arcigno, che si allarga piano fino agli occhi. Poi tamburella il dito sulla foto della donna. Ci gira intorno, come accarezzandola e poi la colpisce. PAT (Leggendo sussurrando) Tre milioni di dollari. (Salta in piedi per abbracciare il compagno) Cazzo allora è vero Altro che nonnette col bastone. Dave lo guarda. Un lampo di paura e complicità negli occhi. DAVE Se è lei, se davvero è lei… PAT Strappa la pagina. Ce li prendiamo tutti noi. Tutti. INSERIMENTO Dave fissa la foto del casinò nel giornale, parte il flashback. (21.FLASHBACK DI DAVE ALLA SALA DA GIOCO) 21. INTERNO – SALA DA GIOCO – NOTTE (FLASHBACK) La musica “Don’t Bet Money, Honey” di Linda Scott comincia a suonare, come proveniente da un jukebox difettoso. Luci psichedeliche, luci soffuse.


Dave, appoggiato a una colonnina, tiene in mano un gettone. Fuma. Beve qualcosa. Poi, lei entra. Linda. Capelli raccolti, giacca chiara, sguardo tagliente. Si avvicina al banco, saluta il croupier, scommette tutto sul numero 8. Dave la osserva, incuriosito, affascinato. La musica entra nel vivo: “Don’t bet money, honey, if you can’t pay the price…” Una risata, un tintinnio di bicchieri. I numeri girano. Linda si gira verso Dave per un istante. I loro occhi si incrociano. VOCE DEL CROUPIER (fuori campo): Otto! Linda sorride appena. Dave trattiene il fiato. La vede allontanarsi, poi la perde tra la folla. (22.RITORNO AL DINER) 22.INT. – DINER – NOTTE DAVE (sgrana gli occhi, ancora sospeso nel ricordo. a bassa voce): Ho capito chi è. PAT (guardandolo) Cosa? Dave gli porge il giornale. Pat legge. Dave fissa la foto. Non parla DAVE …Pat, so chi è la donna. Pat comincia a tamburellare il dito sulla pagina del giornale. ci gira intorno come se la stesse massaggiando sensualmente e mentre esclama 3mln$ dà colpi secchi euforici sulla foto come se la stesse bastonando PAT Se troviamo dov’è (strappa la pagina dal giornale) ce li prendiamo noi. Tutti. Altro che nonnette che ti bastonano per 500$ del cazzo. Prende la birra PAT Facciamo il colpo della vita ne beve un sorso. DAVE Sì, ma questa volta sarà l’ultimo. CAMERIERA (raggiunge il tavolo) Tutto bene ragazzi? PAT Le uova facevano schifo, ma se vuoi possiamo rimediare insieme (risata ammiccante tra i due ragazzi)



Pat lascia i soldi sul tavolo, si alza, la bacia con passione all’improvviso, le infila 1$ di mancia nel reggiseno. Si asciuga la bocca ed esce fieramente. 23.EXT. DINER – MOMENTI DOPO I due escono. Dave accende una sigaretta. Pat si infila il pezzo di giornale in tasca. PAT Andiamo a prenderla Dave. DAVE Ci servono più informazioni adesso, niente colpi improvvisati, niente massacri. La macchina li aspetta. Il sole è troppo bianco. Entrano e parte la musica 24. INT. CASINO – GIORNO I neon tremano come se avessero la febbre. L’ingresso è un imbuto d’ombra: Pat e Dave varcano la soglia, i passi ovattati sulla moquette sporca di fumo. Alla portineria, una vecchia signora con occhiali spessi come fondi di bottiglia sfoglia lentamente un cruciverba. Non si accorge nemmeno di loro. Ha il viso immobile, quasi cerato. 25. INT. CASINO – UFFICIO - GIORNO Proseguono nel salone centrale. Un uomo grasso è seduto dietro una scrivania d’ufficio, piazzata al centro come un totem. Indossa cuffie giganti. Sulla scrivania un vecchio lettore a cassette Balla e canta. Sta ascoltando “Jolene” di Dolly Parton, musica che fuoriesce lievemente dalle cuffie. Muove la testa a scatti, batte le mani sul tavolo, balla a ritmo scomposto. Dave si ferma. Pat lo osserva, poi alza le sopracciglia. DAVE (TRA Sé ) Ma che cazzo… L’uomo non si gira. Ma, come se li avesse annusati, smette di ballare. Abbassa il volume. Toglie le cuffie. UOMO DEL CASINO (Senza guardarli) Siete qui per la ragazza. Silenzio.


I due si guardano. PAT Che ragazza? UOMO DEL CASINO (Sorridendo, sempre senza guardarli) La donna che ha vinto. Col numero 8, no? Riprende la canzone da capo. Comincia a cantare tutta la canzone, in un falsetto disturbante. Pat sbuffa. Dave si irrigidisce. L’uomo finisce il ritornello e si ferma. Si asciuga un occhio con il pollice e la fronte sudata con il palmo della mano Guarda i due deluso. UOMO DEL CASINO (Tra sé) Pubblico difficile… Si china, prende un foglio da sotto il tavolo. Osserva con la coda dell’occhio i due ragazzi, come se li stesse burlando, scrive qualcosa in silenzio, riguarda i ragazzi, comincia a ridere. Piega il foglio e lo porge a Dave. Il foglio è macchiato. Un respiro fischiante taglia il silenzio dopo la grassa risata. UOMO DEL CASINO Stanza 217. ASCENSION HOTEL. Linda Scott. Ma siete proprio sicuri di voler continuare? Continua a sghignazzare. (A Dave ridendo più incontrollatamente) Tu eri anche qua quella sera. Dave prende di getto il foglio. Pat con uno scatto d’ira prova ad avvicinarsi minacciosamente al grasso uomo PAT Che cazzo hai da ridere panzone del cazzo…ti faccio vedere io… DAVE (BLOCCANDO PAT) Lascia stare Pat…andiamo. UOMO DEL CASINO Andate, sbrigatevi. Altrimenti arriverà prima di voi. I ragazzi escono con il foglio in mano, l’uomo continua a ridere. Poi si rimette le cuffie. Volume a palla. Jolene parte di nuovo. 26. INT. SALONE DEL PALAZZO GRIGIO – NOTTE Silenzio metallico. Un salone gigantesco e vuoto, pareti di cemento liscio.

Nessuna finestra, nessuna porta visibile. Toni aranciati, una luce proviene da una lampada. Un ronzio di fondo, come un tubo catodico vivo. Al centro della sala, due poltrone rivolte l’una verso l’altra, distanti almeno tre metri. In mezzo: due schermi televisivi contrapposti, accesi, saturi di disturbo visivo. Il sicario è seduto in completo nero. Immobile. Spalle larghe, mani sulle ginocchia. Sguardo fisso sullo schermo davanti a lui. Sul monitor: solo la bocca della donna. Labbra rosso intenso. Fuma con lentezza. La voce esce filtrata, granulosa, elettronica. Un suono caldo in un ambiente gelido. DONNA (VOCE DA SCHERMO) Lei deve morire. Nessun commento. Nessun movimento del sicario. Il rumore dello schermo si abbassa leggermente. Il fumo si dissolve lentamente nel nulla. Dal lato della stanza, entra un vecchietto alto, vestito in frac. Guanti bianchi, passi silenziosi. Porta un vassoio d’argento. Sopra, una fotografia. Raggiunge il sicario, si china per avvicinare il vassoio sotto lo sguardo del sicario. Il sicario guarda la foto, strofina le dita sulla poltrona di pelle, il maggiordomo gli mette la foto nel taschino del completo. Scompare alle sue spalle. DONNA Un uomo è uscito dall’occhio. Una scarica elettrica attraversa lo schermo per un secondo. Il volto del sicario appare sul monitor opposto, il viso si distorce, si curva, sparisce. Tutto si spegne. Buio. 27. EXT. HOTEL - GIORNO 28. INT. CINEMA ABBANDONATO – NOTTE Interno di un vecchio cinema cittadino. Pochi spettatori. Luci basse. Lo schermo tremola. Pubblicità anni ’80 proiettate come trailer.


Il suono gracchia, ma l’immagine è nitida. Pat e Dave sono seduti in fondo alla sala. Pat mangia popcorn rumorosamente. Dave tiene gli occhi fissi sullo schermo. Lo schermo proietta un film d’essai francese: bianco e nero, due intellettuali seduti a un tavolo. Parlano fitto, veloci, pieni di riferimenti colti. INTELLETTUALE 1 (SOTTOTITOLI IN UNGHERESE) La dialettica di Hegel è solo il travestimento del desiderio moderno. INTELLETTUALE 2 O del suo fallimento. Come in Foucault. O Godard. Un terzo si aggiunge. Tutti e tre parlano contemporaneamente. PAT (GUARDANDO DAVE) Ma che cazzo stanno dicendo? DAVE Per chi mi hai preso? Io vado al cinema solo per i porno. Risata debole tra loro. Sullo schermo: i tre intellettuali cominciano a parlare sempre più in fretta. Le citazioni si accavallano: Barthes, Lacan, Freud, Bachelard, Joyce, Benjamin. INTELLETTUALE 3 …Il genio di Shakespeare è più grande del suo ruolo! INTELLETTUALE 2 …Quando comincia l’amore, un individuo sperimenta la paura della morte! Shakespeare secondo Sartre… Zoom sui loro volti: le vene sulle tempie pulsano. Occhi fuori dalle orbite. Cominciano a tremare. Sudano. Stringono le braccia dei seggiolini. Il pubblico nel film applaude. Standing Ovation, ma senza rumore. Le teste degli intellettuali si gonfiano e poi… BOOM Una testa esplode. Sangue contro lo schermo, il pubblico fittizio sembra applaudire ancora. Silenzio nella sala vera. Pat sgranocchia l’ultimo Pop Corn. Vicino a loro un uomo grasso vestito da Babbo Natale che si masturba. PAT Dave… DAVE Sì Pat. PAT (indicando l’uomo)




Forse era veramente un film porno. 29. INT. SALA CINEMA – NOTTE Lo schermo ha appena smesso di proiettare. La pellicola sfrigola ancora. Dave mastica l’ultimo popcorn. Pat guarda il vuoto. Silenzio. Poi, una porta bassa accanto allo schermo si apre lentamente. Una luce abbagliante esce dalla porticina verso la sala con un bagliore irreale. Dalla luce emerge un vecchio uomo in divisa da portinaio. Ha il volto ben visibile, rugoso e sereno. Sorride con dolcezza. Poi fa cenno con la mano, come un nonno che chiama a sé i nipoti, lento e affettuoso. PAT Ci sta chiamando? Il vecchio rimane un attimo fermo nella cornice della porta, poi si volta e scompare lentamente nella luce. Dave e Pat si alzano, storditi, e si avviano in silenzio verso l’apertura. CUT TO: 30. INT. CORRIDOIO – HOTEL – NOTTE Dave e Pat avanzano nel corridoio moquettato, lungo e stretto, come una spirale senza fine. Il rumore di fondo è costante: ronzio sommesso dei neon, vento leggero che sembra provenire da nessuna parte, un ticchettio intermittente lontano, forse un orologio rotto o qualcosa che pulsa sotto i muri. I due non parlano. Non si guardano nemmeno. Sono soli insieme in un luogo che non appartiene più alla realtà. Tutte le porte ai lati del corridoio sono identiche. Chiuse. Silenziose. Illuminazione uniforme. Una luce neutra, quasi ospedaliera, che appiattisce i colori e le distanze. In fondo, il vecchio portinaio compare e scompare. Ogni volta che girano l’angolo, lo trovano già lì, più avanti.


Indica con la mano. Il suo sorriso è gentile e inquietante allo stesso tempo. Poi svanisce nel nulla. Più si avvicinano, più lo spazio sembra dilatarsi. Il soffitto pare abbassarsi. Le pareti stringersi. Il suono del ronzio cresce, come se il corridoio stesse respirando. Infine, una porta soltanto rompe l’uniformità. Porta 217. L’unica porta con una luce diversa: rossa, pulsante, come un bottone d’allarme acceso. La moquette davanti a quella porta è più consumata, come se fosse stata calpestata da centinaia di passi. Il portinaio non c’è più. Silenzio assoluto. Dave e Pat si fermano. Davanti a quella soglia. Uno dei due tende la mano verso la maniglia. 31. INT. AUTOMOBILE PARCHEGGIATA – NOTTE. Pioggia sottile sul parabrezza. L’interno dell’auto è illuminato solo dalla luce intermittente di un lampione. Il sicario siede immobile al posto di guida. Il volto inespressivo, scolpito nell’ombra. Sul sedile del passeggero, ordinati: • una fotografia stampata di Linda, • una pistola nera lucida, • un foglietto sgualcito, con su scritto a macchina: HOTEL ASCENSION – Room 217. Il sicario prende il foglietto, lo osserva un momento, poi lo piega lentamente e lo infila nel taschino del suo completo. Apre la pistola, controlla il caricatore. Un gesto preciso, silenzioso. La richiude. La macchina si accende. I fari illuminano l’asfalto lucido. Taglio netto. 32. INT. CAMERA LINDA - NOTTE Silenzio ovattato. Il vento fuori muove lentamente le tende leggere. LINDA è sola nella stanza. Indossa una vestaglia chiara. Si muove come immersa in un sogno ovattato.


Si avvicina allo specchio. Si osserva. Poi gira lo sguardo verso il telefono. SQUILLO. Il telefono squilla con un suono sordo, profondo, come se venisse da sotto terra. Linda resta ferma. Poi si avvicina, quasi in trance. Afferra la cornetta. Nessuna voce. Solo vento, fruscii, un nastro che si avvolge, un suono graffiato e disturbante. La maniglia della porta comincia a scuotersi. Linda si irrigidisce. Lentamente si gira, guardando il centro della stanza. Come se vedesse qualcosa. O qualcuno. Poi, all’improvviso: gli occhi si ribaltano, il corpo cede, Linda sviene, cade sul tappeto, ancora con la cornetta in mano. Sul televisore acceso scorrono immagini confuse, in bianco e nero, da un vecchio film sconosciuto. TAGLIO. 33. EXT. STRADA - LAMPADINA – NOTTE Una sedia abbandonata in mezzo alla strada. Una lampadina pende sopra, oscillando. Il vento la fa ondeggiare, il ronzio elettrico vibra nel buio. 34. INT. UFFICIO DETECTIVE MURRAY – GIORNO Luce fioca taglia la penombra. Una tapparella rotta lascia entrare strisce oblique di sole. La scrivania è ingombra di carte, mozziconi di sigarette e una vecchia macchina da scrivere. Una segreteria telefonica lampeggia. Bip. VOCE REGISTRATA (distorta, femminile) Signor Murray. Le è stato assegnato un 503. Coordinate e dettagli seguiranno. Prepararsi. Murray è seduto. Camicia sgualcita, sigaretta quasi consumata. Alza lo sguardo. Rimane immobile qualche istante. Poi si alza con calma. MURRAY (tra sé) Cinque... zero... tre. Si avvicina al vecchio telefono a disco, lo guarda per un secondo, poi compone lentamente i tre numeri. Silenzio.



Poi, dal muro accanto, una stampante a nastro prende vita. Murray si gira, la osserva sputare un unico foglio sbiadito. Lo strappa. C'è un indirizzo, una pianta della città. Murray sbuffa il fumo. Guarda il foglio, poi guarda dritto in camera, un istante. Ci stringiamo sull’occhio. Taglio su Murray che esce dall’ufficio sopra lo sfondo del suo occhio. STACCO. 35. INT. CAMERA OSPEDALE – GIORNO Linda è distesa nel letto. I capelli spettinati, la fronte lucida. Una flebo attaccata al braccio, e degli elettrodi sulle tempie. Il bip del monitor scandisce il ritmo lento del cervello, ma non quello del cuore. Il ventilatore cigola sul soffitto. Murray è in piedi, le mani in tasca, lo sguardo fisso su di lei. Alle sue spalle entra il Dott. Fairmann, con una cartella in mano. DOTT. ROBERT FAIRMANN Agente Murray? Sono il dottor Robert Fairmann. Piacere di conoscerla. MURRAY Salve Dottore. Cosa può dirmi della situazione? DOTT. FAIRMANN L’hanno trovata riversa nella sua stanza d’hotel nello stesso stato in cui si trova adesso. La situazione è abbastanza atipica. L’attività cerebrale è stabile, ma non c’è battito. Ad avvisare i soccorsi è stato il portinaio dell’albergo. Ed Brooks, un sempliciotto, solo lavoro. Mi sembra strano possa avere a che fare con questo. AGENTE LEWIS MURRAY Aggressione? DOTT. FAIRMANN Nessun segno sul corpo, nessun trauma visibile. (Pausa) Girandosi verso Murray Ma sai bene che un 5-0-3 ha poco a che fare con le aggressioni Detective.

Sei qua per questo, non c’è tanto tempo prima che si perda ogni speranza di riaverla con noi. Non è la prima e se non intervieni non sarà l’ultima… Murray non risponde. Continua a fissarla. DOTT. FAIRMANN È così giovane e bella. Non so se sia in uno stato di pace o in prigione. Da padre sembra una bimba sospesa in un lungo sogno in cui è incastrata. È prigioniera altrove. MURRAY È sola, lì dentro? DOTT. FAIRMANN (Pausa) Non ne sono sicuro, ma so per certo che è in pericolo. Solo lei può aiutarla. Murray lo guarda. Silenzio teso. MURRAY Sono passati tanti anni dall’ultima volta. Anche una piccola incertezza potrebbe risultare decisiva. A volte certi casi sono più grandi di noi. Ci devo pensare Il bip continua. Fairmann esce in silenzio. Una mosca si appoggia sul lenzuolo. Murray guarda Linda. 36. INT. HOTEL – CORRIDOIO – SERA Un lungo corridoio moquettato, le pareti color senape, una fila di porte numerate tutte identiche. MURRAY cammina accanto a un PORTINAIO MUTO, un uomo anziano, gobbo, occhi lucidi e inespressivi. Indossa una divisa fuori tempo massimo. Si fermano davanti alla stanza 217. Il portinaio indica la maniglia senza dire nulla. Murray lo guarda, poi apre la porta. Intanto si apre una porta. Esce una signora sui 60, vestaglia pesante, capelli spettinati. PORTINAIO (Urlando) Edna, buongiorno EDNA Io lo so, i muri stavano parlando e un uomo è uscito da un occhio. I telefoni scaricano saette.



Il portinaio la guarda senza capire, ma con un’aria di assurda comprensione ed empatia. Tutti e tre stanno in silenzio e si guardano. Squilla il telefono della camera di Edna. PORTINAIO (Urlando) Ti stanno chiamando! EDNA Detective, quando le saette e la paura si collegano succedono cose strane. La gente si nasconde. PORTINAIO (Urlando) Ti stanno chiamando! Edna va a ricevere la telefonata. PORTINAIO (Urlando) Cosa ti vogliono vendere? Edna ritorna lentamente. Si rivolge a Murray EDNA Ha capito adesso cosa le dico Detective? Edna chiude la porta. PORTINAIO (A Murray) Cosa le hanno venduto? MURRAY Niente Signor Brooks. Proseguiamo, dobbiamo svolgere indagini importanti. Proseguono verso camera di Linda 37. INT. HOTEL – CAMERA 217 – giorno La porta si apre con un click. MURRAY entra, seguito dal PORTINAIO. La stanza è ordinata, eppure qualcosa stona: è immobile, come se avesse smesso di vivere. PORTINAIO (Urlando) È arrivata da sola. Non ha ricevuto visite, almeno che io sappia. Murray si guarda attorno. Sulla scrivania, una copia dell’assegno del casinò. Accanto, tre fotografie: – Pat e Dave, nel diner, sfocati ma riconoscibili. – Il Sicario, spalle larghe, giacca nera, sigaretta tra le dita. – Lui stesso, MURRAY, in bianco e nero, tratto da un vecchio articolo. PORTINAIO (Quieto, avvicinandosi a Murray) Però non riguarda l’albergo. Noi siamo gente onesta, se si venisse a sapere sarebbe solo un danno per noi, Detective. La assicuro che noi non sappiamo nulla MURRAY Non si preoccupi Sig. Brooks, la sua immagine verrà tutelata.



Non sto cercando un responsabile da incolpare, non qua. Il portinaio ringrazia con le mani e sollevato il Detective. Poi si allontana fuori dalla camera. Murray si china. La cornetta del telefono è a terra. Accanto, la televisione accesa, silenziosa, trasmette un canale vuoto: solo rumore visivo. Murray solleva la cornetta. Appena la tocca — una piccola scossa elettrica lo attraversa e il ronzio della televisione pare formare un’immagine. MURRAY (piano, quasi a sé stesso) Le saette e la paura… Lui osserva la cornetta, la posa lentamente. Poi guarda il letto. Qualcosa nella disposizione degli oggetti lo turba. Una sensazione di dejà vu. Il portinaio resta sulla soglia, immobile come un servitore diun altro tempo. Murray prende le foto e l’assegno, li infila nel cappotto. Si ferma un istante davanti alla televisione sgranata. Un rumore di fondo cresce appena. PORTINAIO (ancora più basso) L’ho lasciata così. Accesa. La signorina Linda la lasciava sempre accesa, mi diceva che qualcuno l’avrebbe dovuta vedere. MURRAY Ha svolto un ottimo servizio Signor Brooks. Però ho bisogno di sapere chi fosse quella donna di prima. PORTINAIO Quale donna? MURRAY Quella della telefonata. PORTINAIO (Agitato) Le ho già detto Detective, che noi non abbiamo nulla a che vedere con queste cose, siamo gente onesta che vuole solo portare a casa il pane. Adesso però dovrebbe andarsene. MURRAY (Insospettito e deluso) Certamente Signore. Grazie della cordialità e per essersi reso disponibile ad aiutarmi. 38. INT. CORRIDOIO HOTEL – GIORNO

Brooks chiude la porta e si congeda da Murray davanti all’ascensore. Prima di entrare, Murray guarda la porta della donna, da cui si vede la signora che indica verso di lui. Murray entra nell’ascensore e si appunta su un foglietto il numero della stanza della signora. 39. INT. CAMERA D’HOTEL DELLA SIGNORA – GIORNO Entra il portinaio. Chiude la porta. Comincia a malmenare Edna. PORTINAIO Noi siamo gente onesta. Non siamo coinvolti in queste cose. Maledetta. 40. INT. ASCENSORE HOTEL – GIORNO Murray continua a guardare le foto che ha raccolto dalla stanza di Linda. Legge il foglietto con il numero della stanza di Edna. (Flashback delle parole di Edna?). Esce dall’ascensore. 41.INT. CAMERA D’HOTEL – NOTTE – DOPO L’USCITA DI MURRAY Silenzio. La luce tremolante della televisione rimasta accesa proietta ombre instabili sulle pareti. La macchina da presa indugia nella stanza vuota. Scivola lentamente verso il tavolo. Tra le carte sparse e le fotografie già viste, ce n’è una che prima non avevamo notato. UNA FOTOGRAFIA. Linda a terra. La fronte spaccata, il volto insanguinato. Accanto a lei, parzialmente nell’ombra, Murray. Il viso rigido, una striscia di sangue sulla guancia. La sua espressione è indecifrabile. STACCO.
